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Proprietà della monache del monastero di Brugora


Le monache del monastero possedevano numerose proprietà, tra le più antiche vi sono i mulini della Canonica sul fiume Lambro, dove troviamo un riferimento in una pergamena datata 9 Novembre 1154, consevata all'Ambrosiana. Dopo questa data, ritroviamo traccia su un antico documento di una investitura datata 30 Agosto 1338 fatta dall'abbadessa Caracossa de Casate e in un'altra fatta il 14 aprile del 1422, dall'abbadessa Ambrosina da Giussano. Altro documento di investitura, lo troviamo il 6 settembre 1662, dove si scrive che le monache possedevano due mulini, uno a Canonica e l'altro nei pressi di Macherio, per poi possedere in seguito un terzo mulino, in località Agliate.

Nel 1728 i mulini erano costruiti completamente in legno, che a contatto con l'acqua si deterioravano in fretta costringendo le monache a sostenere molte spese per la manutenzione. Si ricorda, nei documenti di due piene importanti del fiume Lambro, una avvenuta nel 1616 e nel 1747, dove il fiume Lambro, distrusse quasi completamente i mulini, arrecando un danno ingente per le monache costrette a fare dei debiti per comprare del grano e del vino con il monastero di S. Martino in Monza. Con il passare del tempo e nonostante le proprietà delle monache, i debiti non cessavano.
Fu così che le monache attingevano dai propri patrimoni, per compensare le spese del monastero. Con l'arrivo degli austriaci alla fine del 700, tutti i capitali delle monache e abbadesse, dovevano essere impegnati con profitto, e fu così che nel 1795 il monastero di Brugora fece un prestito al comune di "Monte" di 1514 lire. Tutto il capitale delle giovani monache che venivano ammesse nel monastero erano depositati al "Banco S. Ambrogio" e registrate su di un libro mastro, denominato "Libro rosso, dove sono l'altre dote riportate per memoria". Nel 1654 prestarono del denaro al monastero di S. Pietro di Cremella poi al "Priore e scolari delle Scuole del Santissimo Sacramento del luogo di Monte".

Le monache possedevano oltre che i mulini, anche diversi terreni e fabbricati, una era la "brugorella" una vasta tenuta di circa 700 pertiche nei pressi di Velate, un'altra importante proprietà era il Castelletto di Agliate, con circa 240 pertiche, proprietà accresciuta per una donazione. Altra proprietà era una casa nobile in località Cazzano, poi il Guidino fabbricato con 387 pertiche, in Montesiro, vi erano delle cascine sparse nei boschi come il Brusignone oppure La Badia, la Besanella, il Lorino (ora vecchio cimitero di Montesiro). Fuori da Brugora, possedevano 200 pertiche a Tregasio, il cantino di Missaglia con 90 pertiche, altre in Oriano, Montevecchia, Giussano, Verano di Briosco e due edifici in Milano porta nuova, acquistati nel 1509. Le proprietà della monache erano spesso oggetto di occupazione da parte di prepotenti usurpatori. Nel 1558 con una Bolla da parte della Sacra Congregazione, si dava facoltà all'Ordinario di Milano, di poter scomunicare o dare la giusta pena ad eventuali disonesti che violavano i diritti delle monache. I beni delle monache erano esenti da tasse o altre imposizioni.

Nel 1500 si susseguirono molteplici atti notori a riguardo delle decime. In particolare quelle del 1504 e 1507 da parte del Re di Francia, oppure nel 1533 da Francesco II. Anche Papa Giulio III si preoccupò di confermare il cessato versamento delle decime, ed in particolare la censura dei 7 ducati d'oro, che le novizie dovevano versare alla Camera, successivamente alla vestitura e che più delle volte era tanto oneroso da superare tutto il guadagno di altre attività.